La ViscoDENS mercoledì 30 ottobre 2013
In questa giornata di pieno autunno, si celebra un evento molto importante, anzi importantissimo, non solo per la classe 4^C del liceo scientifico “Vittorio Sereni” di Luino, ma anche per i genitori, i parenti degli alunni di questa cerchia di “scienziati”, per l'Italia intera, per tutta l'Europa, per l'umanità intera... in cui si inaugura la mitica, la fantastica, l'incredibile, la leggendaria, l'epica o come la volete chiamare...
Insomma, ecco a voi: la ViscoDENS.
Un passo indietro...
Giovedì 24 ottobre 2013, il prof. di scienze, dopo aver lungo disquisito in classe con i miei compagni ed io sulla differenza tra la viscosità e la densità, ci ha assegnato un compito di enorme importanza che appunto è la ViscoDENS. Si tratta di un “dibattito scientifico” per farsi spigare dai propri famigliari la differenza tra la densità e la viscosità, due proprietà misteriose della materia, e per spiegare io a loro la differenza secondo la mia esperienza e il mio bagaglio culturale.
Ritorniamo al dunque...
Il dibattito si è svolto dopo cena, tra le 20.30 e le 21.00 circa tra i miei genitori, uno dei miei zii ed io. Il tutto comincia con il parere di mio zio Melchiorre, il quale stava prendendo un caffè, dicendo che queste due proprietà fisiche sono la stessa cosa e si aggiungono al caffè come correzione oltre allo zucchero. Beh, è già un buon inizio per uno che ancora si interroga sul perché dell'esistenza dell'orologio e della sua utilità, in quanto io abbia già provato a spiegarglielo più volte. Dalla spiegazione dei miei genitori è emerso per quanto riguarda la viscosità, la correlazione con le molecole e il concetto di “viscido”, mentre per la densità una nozione fisica che riguarda il peso specifico e un contenitore ermetico con l'acqua bollente e il vapore acqueo. Alla domanda se è più denso l'olio o l'acqua, all'inizio c'è stata un po' di confusione e incertezza, ma dopo i miei genitori sono arrivati alla risposta esatta.
Ecco la mia spiegazione: la densità è il rapporto fra la massa di un corpo e il volume che esso occupa nello spazio. L'unità di misura è il kg/m3 e, facendo l'esempio con un ipotetico metro cubo di acqua e sapendo che la sua densità è pari a 1000 kg/m3, ho detto che in un metro cubo sono concentrati 1000 kg di acqua (spiegazione peraltro fatta da mio padre quando ero piccolo e che mi ricordo ancora perfettamente); inoltre ho tirato in ballo la differenza tra peso e massa, per speigare come mai la densità e peso specifico sono strettamente correlati fra loro, ma prendono in considerazione uno la massa, l'altro il peso; per viscosità invece si intende la resistenza al fluire di un corpo, nello specifico un fludio, ovvero un liquido o un aeriforme, perchè le particelle della materia esercitano attrito l'una sull'altra quando si muovono e sul mezzo su cui scorrono, prendendo in esame un barattolo di miele ed una bottiglia di acqua. Inoltre ho spiegato il motivo per cui l'olio è meno denso rispetto al'acqua, per il semplice motivo che galleggia, utilizzando questa illustrazione:
In conclusione devo dire che i miei genitori se la sono caviata bene, e l'incertezza sulla seconda domanda veniva dal fatto dal mal interpretare la viscosità dell'olio con la densità. Mio zio invece all'ultima domanda ha espresso nuovamente il proprio pensiero: il corpo più denso di tutti è il caffè.
mercoledì 30 ottobre 2013
domenica 27 ottobre 2013
Cristallizzazione magmatica e differenziazione
Durante la risalita dei magmi primari, essi si raffreddano e comincia la loro cristalizzazione, ovvero il processo di trasformazione dallo stato liquido a quello solido, in cui vi può essere anche una successione ordinata di cambiamenti chiamata serie di reazione, verificabile in due modalità diverse:
1) Reazione continua, quando il minerale all'inizio del processo si forma e cambia successivamente la propria composizione mediante sostituizione di ioni. Il plagioclasio di composizione calcitica (anortite), al diminuire della temperatura, sostituise i ioni di calcio con quelli di sodio, creando un plagioclasio ricco di sodio (albite),
2) Reazione discontinua, propria dei minerali mafici, quando la cristallizzazione del minerale iniziale muta la propria struttura cristallina, creando altri minerali, iniziando con l'olivina, poi il pirosseno, dopodiché l'anfibolo e infine la biotite.
Queste due serie die reazioni costituiscono la serie di Bowen, mineralista americano, secondo la quale i minerali cristallizzano per progressiva diminuzione della temperatura, in successione dal basso verso l'alto.
In molti casi però i minerali già cristallizzato non reagiscono con il magma e formano il termine successivo, ma vengono separati dal fuso, modificando così anche la serie di reazioni: tale processo si definisce cristallizzazione frazionata, e causa la differenziazione magmatica, ovvero il magma originario compone rocce di differente composizione mineralogica.
Ad esempio, se l'olivina non segue il magma verso l'alto, forma la peridotite, oppure se la serie discontinua si ferma ai pirosseni, essi costituiranno il gabbro. A questo punto il magma è privato dei componenti mafici, perciô costituirà il granito, formata in gran parte da quarzo e feldspato potassico. La soluzione finale costituirà la pegmatite.
Pertanto la composizone di una roccia dipende sia dalle caratteristiche del fuso iniziale, sia dalle modalità del processo di cristallizzazione (serie di Bowen o cristallizzazione frazionata).
1) Reazione continua, quando il minerale all'inizio del processo si forma e cambia successivamente la propria composizione mediante sostituizione di ioni. Il plagioclasio di composizione calcitica (anortite), al diminuire della temperatura, sostituise i ioni di calcio con quelli di sodio, creando un plagioclasio ricco di sodio (albite),
2) Reazione discontinua, propria dei minerali mafici, quando la cristallizzazione del minerale iniziale muta la propria struttura cristallina, creando altri minerali, iniziando con l'olivina, poi il pirosseno, dopodiché l'anfibolo e infine la biotite.
Queste due serie die reazioni costituiscono la serie di Bowen, mineralista americano, secondo la quale i minerali cristallizzano per progressiva diminuzione della temperatura, in successione dal basso verso l'alto.
Norman Levi Bowen |
In molti casi però i minerali già cristallizzato non reagiscono con il magma e formano il termine successivo, ma vengono separati dal fuso, modificando così anche la serie di reazioni: tale processo si definisce cristallizzazione frazionata, e causa la differenziazione magmatica, ovvero il magma originario compone rocce di differente composizione mineralogica.
Ad esempio, se l'olivina non segue il magma verso l'alto, forma la peridotite, oppure se la serie discontinua si ferma ai pirosseni, essi costituiranno il gabbro. A questo punto il magma è privato dei componenti mafici, perciô costituirà il granito, formata in gran parte da quarzo e feldspato potassico. La soluzione finale costituirà la pegmatite.
Pegmatite |
mercoledì 23 ottobre 2013
La genesi dei magmi
Il
magma si forma per fusione parziale, dove le rocce fondono
gradualmente, processo causato fondamentalmente da tre fattori:
- Aumento delle temperatura;
- Aumento del solidus, cioè i valori limite di temperatura e pressione a cui inizia la fusione del primo minerale di una roccia, nel mantello o nella crosta;
- Decompressione adiabatica, ovvero una diminuzione di pressione senza perdita di calore e in tempi brevi.
Le
rocce più abbondanti che costituiscono la crosta sono il granito,
rocca felsica intrusiva, e il basalto, roccia mafica effusiva.
La
maggior parte dei magmi è basica e vengono definiti magmi primari, i
quali derivano dalla fusione parziale di peridotiti, rocce del
mantello superiore, costituiti da olivina, pirosseni ed elementi
accessori; mentre in minoranza i magmi sono acidi o anatettici,
ottenuti dalla fusione parziale, definita anatessi, di rocce della
crosta terrestre.
È
interessante il rapporto tra temperatura di fusione del magma e la
pressione a cui è sottoposto: nel magma granitico al diminuire delle
pressione, la temperatura di fusione aumenta, mentre in quelli
basaltici diminuisce. Pertanto i magmi granitici solidificano prima e
fanno fatica ad affiorare sulla superficie, a differenza dei magmi
basaltici.
sabato 19 ottobre 2013
Il magma
Il
magma è un liquido incandescente prevalentemente silicatico,
caratterizzato da temperature comprese tra i 650°C e i 1300°C, in
cui sono presenti, anche seppur in minima parte, delle fasi solide e
gassose. Esso contiene acqua, elementi chimici (esempio Si e Al)
sotto forma di ioni complessi e ioni metallici semplici.
Quando
il magma subisce lievi mutamenti chimici e quindi solidifica in
profondità, origina le rocce plutoniche, ed essendo un composto
silicatico, favorisce conseguentemente una maggiore concentrazione di
SiO2 perché viene meno a contatto con sostanze esterne,
le rocce vulcaniche invece si originano per la risalita e la
successiva solidificazione del magma, ormai diventato lava, il quale
durante il tragitto ingloba altre sostanze, contenendo meno SiO2
di quelle plutoniche.
La
pressione e la temperatura giocano un ruolo chiave sulle proprietà
del magma: infatti
un
minerale X a certe condizioni di temperatura e di pressione si trova
allo stato solido, ma può passare a quello liquido sia per aumento
della temperatura sia per la diminuzione della pressione, alzandone
la temperatura di fusione nel secondo caso; al contrario l'aggiunta
di acqua diminuisce la temperatura di fusione del minerale X, dove se
prima fondeva a 1000°C, ora fonde a 800°C, cambiandone di
conseguenza il confine fra lo stato solido e liquido.
L'acqua
costituisce il 90% dei gas disciolti nel magma e, insieme ad altri
gas, costituisce gli elementi volatili, emessi per degassazione in
superficie.
Le
proprietà principali del magma sono la densità, dovuta alla
composizione chimica, alla temperatura, e alla pressione, e la
viscosità, cioè la resistenza al fluire, influenzata dal grado di
polimerizzazione del magma. I magmi caratterizzati da un elevato
contenuto di silice (acidi) sono meno densi e più viscosi, pertanto
più ricchi di silice, mentre quelli caratterizzati da un minor
contenuto di silice (basici) sono più densi e meno viscosi.
Il processo magmatico
Il
processo magmatico è l'insieme dei fenomeni che contribuiscono al
raffreddamento del magma e della conseguente nascita delle rocce
magmatiche o ignee.
Esse
costituiscono circa l'80% delle rocce terrestri, divisibili diverse
categorie:
- Rocce effusive o vulcaniche (vulcaniti), originate dalla solidificazione del magma che fuoriesce sulla superficie terrestre, chiamato lava;
- Rocce subvulcaniche o ipoabissali, le quali si trovano in condizioni intermedie fra le effusive e le intrusive;
- Rocce intrusive o plutoniche (plutoniti), causate dalla solidificazione del magma all'interno della crosta terrestre.
L'origine
di tali rocce è dovuta principalmente alla temperatura e alla
pressione, le quali aumentano con la profondità più o meno in modo
costante, secondo due indici: il gradiente geotermico (circa 30°C/km)
e il gradiente geobarico (1 kbar/3 km).
sabato 12 ottobre 2013
Il ciclo litogenetico
Le
rocce, così come i minerali, non sono entità immutabili, ma possono
trasformarsi in un tipo diverso da quelle che lo sono già
effettivamente, attraverso processi senza sosta e predisposti secondo
una certa ciclicità, definendo tali fasi ciclo litogenetico o delle
rocce. Il ciclo solitamente inizia con una colata di lava, originando
rocce magmatiche effusive, le quali, attraverso processi tettonici
formano catene montuose; esse sono degradate da agenti esterni che
erodono il materiale e lo riduce in piccoli frammenti, dando origine
alle rocce sedimentarie, le quali vengono vengono coinvolte in
processi della crosta terrestre e vengono spinte in profondità,
sottoponendole a forti pressioni e temperature ed originando le rocce
metamorfiche, le quali vengono fondono e danno origine a nuovo magma
che costituirà nuove rocce magmatiche.
Perciò,
come si può ben notare, tale procedimento è ciclico, ma non l'unico
perché una roccia magmatica può essere metamorfizzata e diventare,
senza essere prima attraversare l'erosione e poi la sedimentazione.
Come riconoscere le rocce
Le
rocce, come abbiamo visto, sono principalmente di tre tipi
differenti, ma come far a riconoscere una roccia magmatica da una
sedimentaria, piuttosto che da una metamorfica?
Basandosi
sulla struttura chimica o mineralogica, la quale si effettua
soprattutto ad occhio nudo, riconoscendo i minerali presenti
all'interno della roccia, oppure con una analisi maggiormente
dettagliata, osservandone la tessitura, ossia la disposizione
spaziale dei minerali, la loro forma e le loro dimensioni.
Le rocce della crosta terrestre
Spesso
nel linguaggio quotidiano confondiamo la parola “minerale” con
“roccia”, usandoli come sinonimi, ma non lo sono affatto, anzi
sono cose totalmente distinte e legate fra loro nello stesso tempo, o
potremmo definirle interdipendenti.
Perciò
cos'è una roccia?
Una
roccia è un aggregato solido e compatto di due o più minerali che
fungono “mattoni” per questi composti.
La
loro genesi può avvenire in maniere diverse, alterandone la
struttura o le proprietà chimiche: pertanto le rocce si possono
dividere in:
1) Rocce
magmatiche, ottenute dalla solidificazione e cristallizzazione della
lava, pertanto si parla di rocce magmatiche (o ignee) effusive, cioè
formatesi in superficie, o del magma, formando rocce in profondità
definite magmatiche (o ignee) intrusive. Pertanto i meccanismi di
genesi sono definiti effusione o intrusione. Esempi di rocce
magmatiche effusive sono il granito e il gabbro, mentre quella
intrusive sono il basalto e l'ossidiana;
Basalto |
Ossidiana |
2) Rocce
sedimentarie, formatisi attraverso la diagenesi, un lento processo
di compattazione e cementazione dei sedimenti, ottenuti dalla
disgregazione di rocce per mezzo di agenti esterni (l'azione
dell'aria, dell'acqua, della gravità e di organismi). Esempi di
rocce sedimentarie sono l'arenaria, la dolomia e il calcare;
Dolomia |
3) Rocce magmatiche,
createsi per mezzo del metamorfismo, ossia un procedimento di
trasformazione della struttura cristallina delle rocce che vengono
trasportate in profondità e sottoposte ad un aumento rilevante
della pressione o della temperatura, o di entrambe. Esempi di rocce
metamorfiche sono il marmo, lo gneiss, l'ardesia e lo scisto.
Scisto |
I minerali non silicati
Circa
l'8% della crosta terrestre è costituita da minerali non silicati,
aventi cioè un anione principale diverso dal silicio, e creando
perciò nuovi ioni poliatomici peculiari di ogni gruppo:
1) I carbonati, contenenti ioni poliatomici carbonato, CO2-3, e i due principali minerali costituenti tale gruppo sono la calcite (CaCO3), e la dolomite, CaMg(CO3)2;
Calcite |
2)
Solfati, costituiti dagli ioni solfato SO2-4,
ottenuti per evaporazione di solventi di soluzioni acquose. Da
ricordare il gesso (CaSO·2H2O),
e l'anidrite, la sua forma anidra;
3)
Alogenuri come il salgemma (NaCl), la fluorite (CaF2)
, e la silvite (KCl).
4)
Ossidi e idrossidi, composti formati da un elemento e dall'ossigeno o
molecole d'acqua, come la magnetite (Fe3O4),
l'ematite (Fe2O3)
e la limonite (Fe2O3·nH2O).
Anidrite |
Fluorite |
N.B.:
da ricordare che il quarzo (SiO2)
è dal punto di vista strutturale un silicato, da dal fronte chimico
un ossido.
5)
Solfuri o composti dello zolfo come la pirite (FeS2),
la calcopirite (CuFeS2),
la galena (PbS), la sfalerite (ZnS) e il cinabro (HgS).
6)
Elementi nativi, ovvero quei metalli rinvenuti allo stato elementare,
come l'oro (Au), l'argento (Ag) e il rame (Cu).
Magnetite |
Ematite |
Pirite |
Silicati mafici e felsici
Sappiamo
che i tetraedri dei silicati possono acquistare cationi metallici. La
loro presenza è in stretta correlazione al rapporto Si/O all'interno
del minerale: più il rapporto diventa grande (fino a ½ del quarzo),
meno cationi metallici sono presenti. Pertanto i silicati si possono
dividere in due grandi categorie:
1)
Mafici (femici), dove i minerali sono costituiti da un basso rapporto
Si/O, densità elevata e colorazione scura, con rilevante presenza di
magnesio e ferro;
2)
Felsici (sialici), minerali con rapporto Si/O elevato, densità
minore e colorazione chiara, costituiti principalmente da alluminio,
silicio e ossigeno.
Classificazione dei silicati
Sappiamo
che, grazie ad accuratissime ricerche, che la crosta terrestre è
costituita da 75% da ossigeno e silicio, elementi che danno vita ai
silicati, i quali si legano anche con altri cationi metallici.
L'unità principale di tali minerali è lo ione silicato SiO4-4,
costituito dallo ione Si4+
e da quattro ioni O2-,
formando un tetraedro. Esso non è elettricamente neutro, ma possiede
quattro cariche negative in eccesso. I silicati pertanto sono
classificati in base alla disposizione di tali tetraedri:
1)
Nesosilicati, ovvero i silicati con tetraedri isolati, dove nessun
atomo di ossigeno funge da ponte tra tetraedri adiacenti. Ad esempio
l'olivina e lo zircone, i quali presentano un'elevata densità dovuta
alla presenza di cationi metallici legati agli atomi di ossigeno come
il ferro e il magnesio;
Olivina |
Zircone |
2)
Sorosilicati, cioè i silicati costituiti da tetraedri in formano
coppie che condividono un vertice come l'epidoto;
Epidoto |
3)
Ciclosilicati o silicati a tetraedri che formano una struttura
anulare grazie alla condivisione di due vertici di ogni tetraedro;
4)
Inosilicati a catene singole, ovvero silicati che condividono due
atomi di ossigeno con due tetraedri adiacenti, formando catene con
legami forti. Un esempio è l'augite, un minerale facente parte della
famiglia dei pirosseni;
Augite |
5)
Inosilicati a catene doppie, silicati che presentano tetraedri che
condividono due o tre vertici con altri adiacenti, creando legami
deboli, responsabili della loro facile sfaldatura come l'orneblenda;
6)
Fillosilicati, dove ciascun tetraedro condivide tre dei suoi vertici
con tre tetraedri adiacenti, formando piani paralleli di tetraedri
come nelle miche, tra le quali la biotite (scura) costituita da
ferro, manganese e magnesio, e la muscovite (chiara) formata da
alluminio e potassio. Altri, come il serpentino, presentano i piani
di tetraedri arrotolati si di essi, formando fibre cilindriche;
Muscovite |
Biotite |
7)
Tettosilicati, silicati che possiedono una struttura tridimensionale
e dove ogni tetraedro mette in comunicazione tutti i suoi vertici. Da
ricordare assolutamente il quarzo e i feldspati, distinti in
ortoclasio (contenenti potassio) e plagioclasio (presenza di sodio e
calcio).
Criteri di classificazione dei minerali
Finora
sono state scoperte più di 4000 specie di minerali, per la maggior
parte rari, dei quali solo una trentina costituiscono la crosta
terrestre che si possono raggruppare in alcune classi. Tale
catalogazione presenta un criterio chimico, tenendo in
considerazione come si lega l'anione che caratterizza il minerale.
Solidi amorfi
In
natura esistono raramente anche minerali che non possiedono una
struttura regolare, ma bensì disordinata, come il bellissimo opale,
una specie di gelatina dura. Tale minerali sono definiti amorfi o
vetrosi. Talvolta anche un minerale regolare come il quarzo (SiO2)
presenta una variante amorfa, come appunto l'opale (SiO2·nH2O).
Ma
come fare a distinguere un solido amorfo da uno cristallino?
Basta
tener conto del punto di fusione del minerale: infatti nei solidi
cristallini la temperatura di fusione possiede un valore ben preciso,
mentre in quelli a fase amorfa si liquefano in tappe diverse a
temperature diverse.
Un'altra
differenza fra i due tipi di minerali è la reazione delle proprietà
fisiche, cioè i minerali amorfi presentano le loro caratteristiche
fisiche in ogni direzioni, definendoli pertanto isotropi, mentre i
minerali cristallini variano certe proprietà in base alla direzione
considerata, definendoli anisotropi.
Polimorfismo e isomorfismo
Prendiamo
due minerali che possiedono la stessa composizione chimica, il
minerale e la grafite, entrambe formate da carbonio. Nella grafite
però ogni atomo di carbonio è legato solamente ad altri tre con
legami covalenti lungo lo stesso piano, formando angoli di 120°,
mentre i vari piani da forze deboli di Wan der Waals; il diamante
invece possiede una struttura maggiormente solida, in quanto ogni
atomo è legato con legami covalenti ad altri quattro nello spazio, e
non lungo lo stesso piano, formando angoli di circa 109°. Pertanto
tali corpi hanno stessa formula chimica, ma reticolo cristallino
diverso, definendo tale fenomeno polimorfismo.
L'isomorfismo riguarda invece minerali aventi formula chimica differente,
ma reticolo cristallino identico, all'interno del quale ioni di
elementi chimici diversi possono sostituirne altri, avendo proprietà
simili, definendo questo fenomeno di intercambiabilità vicarianza e
gli elementi di scambio vicarianti. Pertanto si creeranno miscele
isomorfe, soluzioni aventi stessa soluzione e composizione diverse,
come l'olivina, la cui formula è (Mg, Fe)2SiO4,
dove il magnesio e il ferro sono vicarianti.
Proprietà fisiche dei minerali
I
minerali in natura si presentano con grandezze enormemente variabili:
infatti alcuni non sono visibili nemmeno al microscopio, altri
raggiungono il metro di lunghezza o più. Però molti minerali si
formano anche in spazi e tempi ridotti, cosicchè non conservano la
loro forma equilibrata. Pertanto per riconoscerli si possono
sfruttare le loro proprietà fisiche, anche se è preferibile
l'analisi chimica con tecniche più raffinate.
Comunque,
le principali caratteristiche fisiche dei cristalli sono le seguenti:
1)
Il colore di un minerale dipende principalmente dalla propria
composizione chimica, ma anche da impurità al proprio interno,
creando diverse varietà dello stesso minerale, come il quarzo
(SiO2),
il quale può essere incolore, bianco, rosa, violetto o nero;
come
l'ematite (Fe2O3),
la quale può essere nera, rossa o bruna, ma se strofinata su una
piastrella di porcellana non vetrinata (piastrella per striscio), la
polvere (striscio) sarà sempre bruno-rossastra;
3)
Il peso specifico che è il rapporto tra il peso (P non m) del corpo
e il peso di un uguale volume di acqua distillata alla temperatura di
14°C;
4)
La sfaldatura che è la proprietà di alcuni minerali di sfaldarsi
lungo piani di debolezza, come nel caso delle miche;
5)
La durezza, ovvero la resistenza di un cristallo ad opporre
resistenza quando viene scalfito o abraso, grandezza che si misura
con la scala Mohs, costituita da 10 minerali posti in ordine in base
al loro grado di durezza.
6)
La lucentezza dipende dalla riflessione della luce da parte del
minerale: essa può essere metallica se viene riflessa direttamente,
ma se prima viene anche assorbita dal corpo, allora è definita
non-metallica (vitrea, adamantina e grassa);
7)
La temperatura di fusione, ovvero quando il reticolo cristallino si
sfalda, specifica di ogni cristallo.
Altre
caratteristiche fisiche che interessano solo alcuni minerali sono il
magnetismo (magnetite), la fluorescenza (fluorite), la birifrangenza
(calcite), e la radioattività (uranio).
Approfondimento:
i cristalli più grandi al mondo.
È la grotta di Naica, in Messico,
a detenere questo primato. Infatti, a 300 metri di profondità, sono
stati scoperti giacimenti di cristalli di selenite, una varietà di
gesso. Tali minerali in questo luogo possiedono un'altezza massima di
10 metri ed una larghezza di 2 metri. Essi si sono formati attraverso
una reazione chimica fra le acque termali ricche di solfuri e molto
calde (52ºC) e le acque fredde e ricche di ossigeno che si
infiltrarono dall'esterno, ossidando gli ioni solfuro in ioni
solfato. Infine ľunione di ioni solfato e ioni calcio crearono i
cristalli di solfato di calcio, costituenti questi enormi minerali.
Formazione dei minerali
La
formazione dei minerali avviene per processi fisici e chimici
endogeni od esogeni rispetto al nostro pianeta. Inizialmente le
particelle originarie del cristallo si aggregano in una piccola
struttura definita <<germe>>, dopodiché, attraverso vari
processi esso si sviluppa secondo la cristallizzazione, la quale può
avvenire in diverse modalità:
1)
Cristallizzazione
da
soluzioni
magmatiche
solidificatesi per raffreddamento;
2)
Cristallizzazione da soluzioni acquose per evaporazione del solvente
o per raffreddamento della soluzione stessa;
3)
Cristallizzazione per raffreddamento di vapori o per reazioni tra gas
(esempio i prossimità dei crateri);
4)
Cristallizzazione da fasi solide o amorfe, dove le
particelle si spostano lentamente all'interno del minerale;
5)
Attività degli organismi viventi, i quali producono biominerali, e
non minerali veri e propri se no tale affermazione rientrerebbe in
contrasto con una delle caratteristiche dei minerali (formati da
processi inorganici).
Fattori che influenzano la struttura dei cristalli
I
cristalli possiedono strutture particolari, dipendenti dal tipo di
minerale. In genere i fattori che ne influenzano la struttura si
possono dividere in fisici e chimici.
I
minerali sono costituiti per la maggior parte delle volte da ioni. Pertanto i parametri fisici riguardano le dimensioni degli ioni: gli ioni
negativi sono più grandi di quelli positivi perché acquisiscono più
elettroni rispetto ai cationi; pertanto lo ione positivo è
circondato da anioni, tanti quanto è grande il catione al centro. I
parametri chimici riguardano invece la carica degli ioni: essi devono
bilanciarsi all'interno della cella elementare del cristallo,
facendola risultare elettricamente neutra.
La struttura cristallina dei minerali
Ogni
tipo di minerale presenta caratteristiche esteriori ed interiori che
lo differenziano dagli altri.
Ad
esempio possiedono un abito cristallino, ovvero la forma che
caratterizza ogni minerale; oppure la disposizione interna degli
atomi segue un preciso reticolo cristallino, formato dalla
ripetizione di celle elementari che sono i moduli principali che
conservano le caratteristiche chimiche del minerale stesso.
I
vertici delle celle elementari si chiamano nodi del reticolo
cristallino, in base ai quali e alle forze interposte fra di loro, i
cristalli sono divisi in:
1) Cristalli ionici, costituiti da cationi e
da anioni, tenuti assieme da forze elettrostatiche come nel salgemma;
2)
Cristalli covalenti, costituiti da atomi con legami omopolari come
nel diamante, o con legami eteropolari come nel quarzo;
3)
Cristalli metallici, costituiti da cationi, circondati da elettroni
di valenza che formano legami metallici, come nei metalli nativi
quali l'oro;
4)
Cristalli molecolari, formati da molecole neutre tenute insieme da
legami deboli come nello zolfo.
I minerali
Un
minerale è un corpo solido che si trova allo stato naturale, e può
essere costituito dallo stesso elemento o da un composto chimico,
formato da elementi presenti in certe proporzioni, tali da essere
scritti mediante una formula chimica.
Un
minerale per essere tale deve soddisfare determinate caratteristiche:
1)
Deve essersi formato tramite processi inorganici;
2)
La sua composizione deve essere espressa tramite una formula chimica;
3)
Il minerale deve essere un solido cristallino, ovvero gli atomi
devono essere disposti con un ordine geometrico entro un reticolo
cristallino;
4)
Deve presentare caratteristiche fisiche intrinseche, costanti e
definite entro certi limiti.
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