lunedì 15 luglio 2013

Recensione libro estivo "Prosopopea"

Il libro estivo scientifico che ho letto quest'estate è l'ebook del blog "Prosopopea".
È un libro interessante che ti invita a leggerlo già dopo le prime pagine (almeno è la sensazione che io ho provato), pieno di curiosità con sfondo scientifico, l'ideale per passare i tempi uggiosi.
La recensione dell'ebook l'ho effettuata capitolo per capitolo.

Prefazione

L'autore, Alessandro Tavecchio, dice in prima persona che egli presenta molti difetti, tra i quali categorizza come il peggiore la velleità. A quindici anni andò ad un concerto musicale, quello degli “Iron Maiden”, scatenando in lui una forte passione per la musica, rafforzata dai suoi idoli come il bassista Steve Harris. Successivamente disse che imparò a riflettere come si deve e i suoi idoli furono solo pensatori, rendendosi un Science-Nerd attraverso i libri. Incominciò a leggere montagne di fantasy e fantascienza, catalogando come suo autore preferito Isaac Asimov. Dopodiché si diede alla lettura di saggi scientifici sulla fisica, biologia, ed essendo diventato ateo lesse “Il Gene Egoista” di Dawkins. Alessandro incominciò a scrivere articoli scientifici per ampliare i suoi orizzonti e, nonostante sia velleitario, non è riuscito a trovare ancora un po' di coraggio per scrivere un libro serio, ma, per acquietare il suo ego, egli ha deciso recentemente di raccogliere il meglio del primo anno del suo blog “Prosopopea e la sua Scienza con Saccenza” in questo ebook.

I bradipi preistorici sono interessanti
Un giorno Alessandro stava guardando un documentario sui fossili, quando all'improvviso apparse un signore francese presentato dal programma televisivo come Esperto Mondiale Di Bradipi Storici, la qualifica più epica del mondo secondo l'autore. Ma come mai i bradipi storici sono interessanti, rispetto al lavoro svolto quotidianamente da un normale assicuratore?
Il primo fossile di questo animale è stato rinvenuto nel 1788, a Lujàn, in Argentina, reperto che appartiene alle specie ormai estinta dei bradipi Megatherium americanum, un colosso avente una lunghezza pari a 6 metri e che poteva raggiungere le 4 tonnellate di peso. Costui era un animale che possedeva artigli lunghi, ricurvi e affilati, massicci denti e una muscolatura potente. Probabilmente questi bradipi erano erbivori e gli artigli servivano solamente per tirare verso di sé i rami più alti e forti; i denti forse erano utili per masticare e triturare frutti e foglie coriacei. Ma come mai simili esseri viventi si sono estinti, se ben pochi predatori erano in grado di abbatterli? Un cambiamento climatico non può essere un fattore decisivo perché i Megatherium erano animali grossi, pertanto aventi un metabolismo lento e con minore dispersione termica; inoltre avrebbero potuto spostarsi, cosa che le piante del periodo giunte fino a noi non avrebbero potuto fare. In 14 siti archeologici tra il Nord e il Sud America sono stati ritrovati scheletri di bradipi, il che ci dice che essi erano cacciati dai nostri antenati. Ma piccole bande di cacciatori possono essere così letali? Magari l'Homo sapiens ha portato con sé animali e malattie nuove, le quali funsero da patogeni per l'ecosistema americano. Tale ipotesi era impossibile perché già alcune specie erano emigrate e non era mai avvenuta una pandemia continentale tale da far estinguere un intera specie.

Quando morirò, mielificatemi

L'autore, prima di tornare in Italia da un viaggio effettuato a New York, entrò in una libreria all'interno dell'aeroporto e comprò un libro intitolato “Stiff, The Curious Life Of Human Cadavers”. L'aneddoto riportato dal libro che è rimasto maggiormente impresso ad Alessandro è raccontato da Li Shin Chen, autore della Materia Medica Cinese del 1597, il quale racconta la preparazione della confettura di mummia a base di miele, la quale si poteva trovare nei Bazar dell'Arabia del XII secolo: uomini di una certa età sacrificavano la loro vita per gli altri, non mangiando più cibo e facendo esclusivamente bagni di miele per assorbirlo dentro di sé. Dopo un mese espellevano solamente miele e morivano. Dopodiché venivano sepolti in bare al cui interno era presente solamente il miele, il quale macerava i corpi per circa un centinaio di anni. Quando i sigilli venivano rimossi, si poteva estrarre una confettura usata per il trattamento di arti rotti o feriti. Ma eravamo tanto meglio noi Europei? Basti pensare a Bear Grylls. Nicholas le Fèvre, farmacista personale del re Carlo II, scrisse nel 1670 un libro intitolato “A Compleat Body Of Chymystry”, nel quale erano riunite tutte le sue teorie, ottenute dalla fusione di quelle mediche con quelle alchemiche, annotò i suoi composti chimici medicinali, peraltro dovuti a sperimentalismo, o per meglio dire empirismo, tirando conclusioni che influenzarono i suoi successori del XVIII secolo. Anche lui ribadiva l'utilizzo di persone mummificate, anche se in Europa, rispetto all'Arabia, non mostrava grandi volontari in materia, tanto che nacque un traffico illecito di mummie. La sanità fino agli inizi del XX secolo, si occupava con maggiore assistenza delle persone che erano povere e diseredate. Come mai? Questo perché, persone come Fèvre potevano sperimentare le proprie idee rivoluzionarie direttamente su cavie che avevano meno importanza, rispetto ai nobili o i re, e in un modo o nell'altro, essendo i sintomi quasi sempre gli stessi, si riusciva a trovare un medicamento che funzionasse, ma senza capirne il meccanismo.

L'uomo che inventò la probabilità

È proprio lui, Gerolamo Cardano, la cui vita può essere paragonata ad una telenovela odierna, dalla trama molto intricata. Nacque nel 1501, figlio illegittimo del padre Fazio Cardano e della madre Chiara, la quale cercò ripetutamente e vanamente di abortirlo, bevendo un intruglio a base di assenzio e orzo. Alla nascita sembrava morto, destando gioia nella madre, ma poi la nutrice gli fece dei bagni nel vino caldo e lo salvò, anche se tre mesi dopo prese la peste bubbonica, la quali colpì però i tre fratelli di Gerolamo e la balia stessa. La madre si rassegnò e il figlioletto diventò apprendista del padre, il quale era amico di Leonardo da Vinci e girava per le corti a consigliare i nobili sul come procedere nelle questioni amministrative e legali, trattando il figlio come una pezza da piedi. Gerolamo decise di intraprendere la via della Medicina, ma il padre si oppose e non lo aiutò più economicamente. Così il nostro protagonista si guadagnò molti soldi, prima creando oroscopi, poi giocando d'azzardo, dato che aveva una abilità innata in materia. Lui comprendeva il funzionamento della probabilità e scrisse un suo primo trattato, il “Liber de ludo aleae”, pubblicato nel 1663, nel quale è presentata, tra i tanti segreti del meccanismo caso, un'idea rivoluzionaria: lo spazio degli eventi, secondo il quale si può pensare al risultato di un processo casuale come a dei punti nello spazio. Ad esempio se una persona lancia due monete, i risultati possibili sarebbero quattro, in quanto le possibilità sono TT, TC, CT, CC, e lo spazio degli eventi sarebbe formato da 4 punti. Dopodiché scrisse altri 131 libri che esponevano le idee dell'intellettuale su altre discipline, tra cui l'Ars Magna, nel quale sono presenti le descrizioni di risoluzione di alcune equazioni algebriche, scoperte già da Tartaglia, il quale però scelse di non divulgarle. A 50 anni era professore di Medicina, all'Università di Pavia, ma il suo successo perderà enormemente di punti. I suoi figli gli daranno molti dispiacersi: sua figlia, Chiara, restò incinta del fratello Giovanni, la quale riuscì poi ad abortire, ma rimase sterile e morì di sifilide; Giovanni divenne dottore, ma era conosciuto più come criminale perché avvelenava la gente; infine l'altro figlio, Aldo, era torturatore per il Tribunale dell'Inquisizione e giocava d'azzardo come il padre, portando però con sé più debiti che vincite, non essendo in possesso dell'abilità innata del padre. Gerolamo spese una fortuna in avvocati per difendere prima il figlio Giovanni, il quale fu lo stesso condannato, e poi per risanare i debiti di Aldo, il quale ringraziò il padre processandolo sulla pubblica piazza e diventando boia ufficiale di Bologna grazie a Tartaglia. Gerolamo infine fu liberato e trascorse i suoi ultimi anni di vita facendo il mendicante per le vie di Roma.

Parassiti, carcasse e altre cose che si mangiano

I parassiti non piacciono a nessuno, e tanto meno i vermi. E allora i vermi parassiti?
Nel Settecento si pensava che fossero il prodotto finale di una degenerazione dell'organismo per mezzo di una generazione spontanea; nell'Ottocento vigeva una mentalità teleologica, secondo la quale il mondo e l'umanità possiedono delle finalità, perciò i parassiti erano simbolo di degenerazione, e non la ricerca verso la perfezione; nel Novecento il termine “parassita” è utilizzato da Adolph Hitler come appellativo per categorizzare gli Ebrei, e da Karl Marx e Lenin per identificare i borghesi e i burocrati.
Questi esseri viventi faticano molto per sopravvivere all'interno dei propri ospiti. Prendiamo i Platelminti: quando inizia la peristalsi, ovvero l'insieme delle convulsioni presenti nello stomaco e nell'intestino, alcuni di questi vermi piatti si attaccano alle pareti intestinali per mezzo di uncinetti, altri nuotano a ritroso verso lo stomaco per nutrirsi e poi si lasciano trasportare dalla “corrente” intestinale. Perciò, una volta adattatasi a questo luogo, l'evoluzione di tali organismi sembrava noiosa ai biologi, ma non è del tutto così. Quando iniziarono i primi studi in materia di parassiti, si pensava che essi presentavano una parentela speculare a quella degli ospiti perché essi se li trascinano; ma negli anni '70 del secolo scorso, lavorando sui Platelminti, gli scienziati si resero conto che gli alberi filogenetici dei parassiti sono altrettanto complicati. La loro storia evolutiva iniziò dalle principali famiglie di pesci, cambiando ospite nel corso dei milioni di anni e colonizzando la terraferma. Ad esempio i tetrabotridiati parassitano solamente negli uccelli marini e nei mammiferi marini. Come mai? Perché 200 milioni di anni fa negli oceani esistevano i loro antenati comuni, dei rettili marini come l'ittiosauro. L'ultima estinzione di massa, avvenuta 65 milioni di anni fa li spazzò via, e alcuni uccelli furono risparmiati per ragioni sconosciute, cosicchè i parassiti colonizzarono i nostri antenati che camminavano su due gambe. Noi esseri umani siamo stati forse parassitati circa 10000 anni fa, quando venimmo a contatto con l'agricoltura e il bestiame. Oppure, confrontando le sequenze genetiche dei vermi parassitari che ci colpiscono con quelle dei primati, esse sono più simili ai vermi che colpiscono leoni e iene, rispetto ai primati stessi, perché i primi ominidi si nutrivano delle stesse carcasse da cui si cibavano questi predatori, accogliendo conseguentemente gli stessi parassiti.

Leggere Prosopopea allunga la vita

I lettori di Prosopopea, secondo l'autore, vivranno più sani e più a lungo degli altri, in media, un anno in più della speranza di vita di una persona, che in Italia corrisponde a 81,59 anni. Ribadisce di non scherzare affatto: ciò avverrà perché siamo sopravvissuti alla nostra infanzia.
La speranza di vita media è calcolata alla nascita, scartando da tale calcolo la percentuale dei bambini che muoiono, prima di diventare adulti. Il risultato: una distorsione statistica che permette di dire verità, ma nello stesso tempo mentendo. Ad esempio il 100% dei 70enni arriva ai settant'anni, ma solo l'84,9% dei neonati raggiunge tale età, affermando in seguito che i settantenni sono più longevi dei neonati: questo è un esempio di distorsione statistica. Il “potere” di questo strumento può essere usato perciò per truffare molte persone perché, sfruttando la correlazione fra statistiche di una popolazione e di un sottogruppo, si ottengono verità inesistenti, le quali magari sponsorizzano un prodotto, uno stile di vita, religioni... Perciò, ATTENZIONE!

Le zanzare e l'arte della guerra

Le zanzare sono alcune delle creature maggiormente odiate dall'uomo. Esse infliggono fastidio e sono il vettore della malaria, malattia che miete ogni anno milioni di persone in tutto il mondo. Le zanzare che ci pungono sono solo le femmine, le quali vanno alla ricerca di carne e sangue da cui poter sottrarre proteine per sfamare la sua prole, perciò non è il loro minuscolo cervello (grande come un punto di questa pagina) che ordina loro cosa debbano fare, ma gli ormoni. Vediamo ora come fanno a trovare la preda e quanto siano sofisticati tali insetti: per prima cosa la zanzara deve cercare anidride carbonica, usando una reazione optomotrice (meccanico) anemotattica (seguendo segnali chimici). Essendo l'aria sempre in costante movimento, il vento disperde la CO2, perciò la zanzare vola controvento, cercando la sorgente da cui proviene il gas, grazie ai soli tre neuroni che ha a disposizione, rilevando variazioni di anidride carbonica fino allo 0,01%. Dopodiché cercano l'acido lattico, prodotto del metabolismo muscolare, tramite un recettore posto sulle antenne, e rilevano la temperatura tramite la vista, cercando le zone più calde e quindi meno scoperte, le quali sono anche per combinazione quelle più vascolari, dove c'è più circolazione e quindi più cibo. Le zanzare hanno occhi composti da centinaia di sferette chiamate ommatidi, dando loro la possibilità di percepire piccolissimi movimenti e i colori, e grazie alla lunghezza d'onda, sanno dove abbeverarsi. L'apparato boccale è costituita da un lungo tubo e da sei stiletti, dei quali due sono dentellati per penetrare e seghettare il tessuto, altri due sono perforanti, e i restanti costituiscono il labbro inferiore che funge da fodero per le armi dell'insetto, e la prefaringe o il dotto escretore della saliva, la quale contiene un anticoagulante, origine del prurito e della trasmissione del Plasmodium e altre malattie. Infine, dopo avere succhiato quattro volte il suo peso corporeo, la zanzara smette di succhiare grazie a recettori posti sull'addome che sentono la tensione dovuta al volume.

Acidi, Ammiragli e Amundsen

Durante le epoche delle grandi navigazioni, i marinai erano pronti a tutto: lo spazio a disposizione era ridotto dal numero elevato di equipaggianti, erano presenti pidocchi e malattie infettive, come la scabbia, il cibo era pessimo, fatto quasi esclusivamente da carne salata, la quale non si poteva cuocere, essendo pericoloso appiccare fuochi sull'imbarcazione, e gallette, scarsamente attaccabili dalle muffe, in quanto facevano schifo anche a loro, e durissime, le quali venivano ammorbidite dalle larve di specie di corculionidi. La stanchezza e la debolezza, in tali situazioni peggiorava e poi cominciava la fuoriuscita di sangue da alcuni orifizi. Meno male che arrivò James Cook, ufficiale della marina inglese e cartografo del XVIII secolo, il quale, avendo lavorato inizialmente per nove anni come marinaio semplice e mettendo a dura prova la sua vita, essendo uomo dotato di intelletto, istituì a bordo alcune norme per l'igiene e la dieta del suo equipaggio, capendo subito l'importanza degli antiscorbutici, ragion per cui nessuno dei suoi uomini morì per questo fattore, prendendo la medaglia Copley, onorificenza che superava di importanza le sue scoperte geografiche, le isole Hawaii e la Grande Barriera Corallina. L'antidoto contro lo scorbuto era l'acido ascorbico o vitamina C, contenuto nei crauti acidi e agrumi che il capitano faceva mangiare al suo equipaggio e necessario per l'essere umano perché non è predisposto dell'enzima per sintetizzarlo la gulonolattone ossidasi. Più tardi, Albert Szent-Györgyi de Nagyrápolt, scienziato ungherese, pensò di aver scoperto un ormone simile ad uno zucchero, ma con una struttura ignota al tempo che chiamò ignosio e poi acido esuronico. Dopodiché scoprì che la paprika conteneva molta vitamina C e ne isolò un chilo di cristalli facilmente, non essendo attaccata a nessun'altra molecola, e tale sostanza venne ribattezzata acido ascorbico o L-ascorbico, prendendo il premio nobel per la medicina nel 1937 e il suo collega Walter Norman Haworth, il quale scoprì la struttura della vitamina, vinse il premio nobel per la chimica nello stesso anno. Un altro personaggio da ricordare è Roald Amundsen, grande navigatore norvegese, ispiratosi a Fridjitov Nansen, il quale tentò invano di raggiungere il Polo Nord: perciò prese la sua nave chiamata Fram, sfidando il comandante della marina britannica Robert Falcon Scott, diretto verso il Polo Sud. Il risultato: Amundsen ritornò a casa sano e salvo, in quanto imparò dagli Inuit, gruppo di Eschimesi, a cibarsi di foche e soprattutto dei loro cervelli e reni, assieme ai suoi cani da slitta, ricchi entrambi di vitamina C; dall'altro fronte, Scott scelse di viaggiare con i pony invece che i cani da slitta, rimanendo sfortunatamente bloccato dal maltempo e morendo.

I pacifisti invisibili

I microbi sono esseri viventi minuscoli e malvagi per la maggior parte delle persone, ma una parte consistente di questi microorganismi è innocua. Prendiamo ad esempio di Archea, microbi particolari che possiedono un regno tutto per loro appunto, le loro membrane sono costituite da lipidi particolari, vivono in posti estremi, dando loro la fama dei Bear Grylls dei microorganismi, ed in teoria non possiedono alcun patogeno. Ma siamo sicuri che non ne esistano? Forse sì, ma è altamente improbabile. I geni della virulenza, quelli che codificano le proteine difettose che permettono di ingannare il nostro sistema immunitario, sono contenuti in virus chiamati fagi o batteriofagi, i quali, attraverso la trasduzione, dove tale virus inietta una copia del suo DNA nel batterio, il quale crea delle copie di DNA contenenti frammenti di geni virulenti che verranno trasmessi agli altri batteri innocui o alle cellule figlie. Gli Archea però hanno i loro virus, imparagonabili ai fagi, e i batteri di questo regno mancano di recettori sfruttati dai virus per iniettare il loro patrimonio genetico.

Sesso, triangoli, afidi e simbionti

Noi esseri umani, rispetto a tanti altri organismi viventi, consideriamo (e lo sono) molte malattie sessualmente trasmissibili un grosso problema, tale da farci morire. Alcune specie viventi, come ad esempio gli afidi, parassiti delle piante, traggono vantaggi da tali malattie: infatti sono insetti che normalmente non fanno sesso, si riproducono per via asessuata, dove generazioni di intere femmine si riproducono, originando cloni col 100% del genoma identico alla madre; le femmine, l'unica volta che si riproducono per via sessuata è il periodo autunnale, dando origine anche ad afidi maschi, prendendo in cambio dai loro partner dei batteri chiamati Hamiltonella defensa, i quali difendono le afidi femmine dalle vespe parassitoidi che vogliono depositare le loro uova all'interno del loro corpo, uccidendo le larve prima che si espandano. Però non tutti i ceppi di questo batterio sono così efficaci, perché non tutti vengono attaccati da un simbionte, il virus APSE (Acythosiphon pisum secondary endosymbiont). Perciò l'aumento delle vespe in circolazione o l'efficacia di tale batterio è direttamente proporzionale alle femmine che si riproducono per via sessuata.

La birra è la dimostrazione che il lievito è uno psicopatico

Il lievito di birra, o più scientificamente Saccharomyces cerevisae, è un fungo che è responsabile della fermentazione alcoolica, e quindi aiutante nella produzione di birra, vino e altri alcoolici. I lieviti di birra principalmente possiedono la capacità di degradare carboidrati, preferibilmente aventi sei atomi di carbonio come il glucosio, in molecole a due carboni, come l'etanolo, grazie ad un enzima chiamato alcool deidrogenasi (ADH). Ma perché questo fungo non sintetizza al pieno il glucosio per ottenere il massimo dell'energia, invece di accumulare etanolo che è una sostanza tossica? L'ADH utilizza una strategia definita “make – accumulate – consumate”, dove l'etanolo viene accumulato e poi digerito per ottenere energia, uccidendo nel contempo gli altri microorganismi nello stesso ambiente.

Perché l'aspirina è tossica per i gatti

Una compressa di antidolorifico che abitualmente noi prendiamo può provocare un'overdose in un felino, come mai? Paracelso diceva che è la dose che fa della sostanza un veleno, perciò bisogna tenere conto delle relative proporzioni dell'organismo, ovvero la dose efficace di un farmaco per un uomo medio non è equivalente a quella di un gatto medio. La posologia, ovvero lo studio della somministrazione dei farmaci, tiene conto anche, ad esempio, di un parametro definito emivita, ovvero il tempo necessario perché un farmaco dimezzi la sua concentrazione nel sangue: ad esempio l'emivita nell'essere umano dell'aspirina è pari a 5 ore, mentre nei gatti è pari a 38 ore. I gatti non riescono a degradare l'aspirina perché la proteina UGT1A6 è contenuta solamente nel fegato, rallentandone perciò la metabolizzazione. Altri 18 felini moderni e gli elefanti marini assieme alle iene presentano questa proteina non efficace, come mai? Tutti questi animali sono carnivori, e la loro dieta è composta per il 70% da carne, ed essendo l'aspirina acido acetilsalicilico, un derivato dall'acido salicilico, presente nella corteccia dei salici e nella Spirea ulmaria, la richiesta dell'azione dell'enzima UGT1A6 diventò sostanzialmente inutile; tale meccanismo è stato subìto da altre proteine come l'amilasi, le quali scompongono i carboidrati complessi in zuccheri semplici.
Ma l'ipercarnivoria non è sufficiente a spiegare la tossicità dell'aspirina verso questi felini perché i furetti, ad esempio, sono carnivori ma possono assumere l'aspirina senza problemi. L'ipotesi più accreditata è che le specie di felini e non che soffrono di questo problema risale a milioni di anni fa, quando un antenato comune presentava una mutazione dell'enzima UGT1A6.

I licheni ammazza zombie

Un lichene è un'unione simbiotica tra un batterio fotosintetico, nello specifico un cianobatterio, il quale fornisce zucchero al suo collaboratore, un fungo, il quale invece fornisce protezione e acqua al suo cooperante. Questa alleanza è molto efficace, tanto che tali organismi hanno colonizzato tutto il pianeta e possono essere benefici e non per gli altri esseri viventi. Alcuni licheni, ad esempio contengono cianobatteri chiamati Nostoc, i quali producono microcistine, ovvero composti ciclici che, a causa della loro struttura, il nostro organismo non riesce a degradare e si accumulano perciò nel nostro fegato, uccidendoci lentamente. In generale però i licheni ci forniscono un grande vantaggio: riescono a sconfiggere alcune tra le entità biologiche più distruttive, i prioni. Queste proteine sono piegate erroneamente e causano malattie neurodegenerative, perché aggrediscono gli enzimi che lavorano correttamente e ne cambiano la loro struttura, causando una reazione a catena inarrestabile. I prioni sono entità estremamente resistenti, tali da essere trasmesse da un paziente affetto dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob e operato con un bisturi, ad un altro che viene sottoposto ad un altro intervento con gli stessi bisturi anche se sterilizzati. Per fortuna esistono licheni che producono quantità enormi di metaboliti, ovvero i prodotti del metabolismo, come Cladonia rangifera che ingloba i prioni e li distrugge.
Inoltre, ricordandomi da ciò che ho imparato a scuola, i licheni sono esseri viventi molto sensibili ai cambiamenti climatici e vengono usati perciò come indicatori biologici.

La possibilità di navigare con successo in un campo di asteroidi

In un campo di asteroidi la maggior parte delle volte i singoli elementi sono minuscoli, mentre quelli di dimensioni notevoli sono distanti fra loro, in media, centinaia di migliaia di chilometri, tanto che, le sonde spaziali lanciate in tali regioni dello spazio non sono riuscite a fotografare nessun asteroide, ad eccezione della sonda Dawn, lanciata durante l'omonima missione il 27 settembre 2007 per fotografare Vesta e Ceres. Ceres è un asteroide che rappresenta un terzo di tutta la massa dei suoi simili nel sistema solare, la quale raggiunge circa il 4% della massa lunare, scoperto nel 1801 dall'italiano Giuseppe Piazzi, mentre l'anno seguente Frederick William Herschel lo considerò un asteroide, termine coniato da egli stesso, considerato oggi anche pianeta nano come Plutone. La NASA stima che le collisioni di asteroidi di dimensioni tali da ospitare un exogorth da 900 metri avvengano ogni 10 milioni di anni, cosa rende l'androide C3PO del titolo di ingannatore, a causa della sua erronea stima sulla probabilità di finire spappolati contro un asteroide.

Vescovi, Vampiri e Virus

Sant'Uberto, vescovo di Liegi del XVIII secolo, evangelizzò molti pagani ad Ardenne e fondò una diocesi in questo paese. Egli è considerato santo, secondo una leggenda, perché durante una battuta di caccia vide tra le corna di un cervo, una croce che gli intimava di convertirsi e di smettere quella vita dissoluta. Tale leggenda è una scusa per santificarlo, e quindi per attirare ad Ardenne visitatori che pagassero per vedere la reliquia di Uberto, provocando dopo pochi decenni la costruzione di una città intorno al monastero. Tale santo avrà il monopolio delle cure della rabbia, attraverso il rito de “la taille”, praticato fino al 1956, il quale si svolgeva davanti l'altare del santo e dove un monaco esperto recidere la fronte di un pellegrino, legato ad un grosso anello di metallo, e attraverso la fessura infilava un filo della stola episcopale di Sant'Uberto, tessuta dalla Vergine Maria in persona. Se le urla e le convulsioni si arrestavano entro 9 giorni, il “paziente” era stato curato, altrimenti il santo aveva deciso di non guarirlo a causa dei peccati del malato. Un anonimo dottore nel 1733 scrisse che i sintomi di un uomo morso da un cane rabbioso sono simili a quelli di un uomo affetto da vampirismo, attorno al quale gira tutta una letteratura e testimonianze storiche. Tale malattia era causata, secondo gli antichi, dai vermi anali dei cani e lupi, i quali andavano a finire sotto la loro lingua dopo la pulizia e entravano nel corpo di un uomo che veniva morso da tali bestie.
Comunque oggi si è a conoscenza che la rabbia è una zoonosi, ovvero che il virus viene trasmesso da altri vertebrati all'essere umano, ed è anche isosintomatica, cioè i sintomi contratti dalle varie specie sono più o meno uguali.