È un libro interessante che ti invita a leggerlo già dopo le prime pagine (almeno è la sensazione che io ho provato), pieno di curiosità con sfondo scientifico, l'ideale per passare i tempi uggiosi.
La recensione dell'ebook l'ho effettuata capitolo per capitolo.
Prefazione
L'autore, Alessandro Tavecchio, dice in
prima persona che egli presenta molti difetti, tra i quali
categorizza come il peggiore la velleità. A quindici anni andò ad
un concerto musicale, quello degli “Iron Maiden”, scatenando in
lui una forte passione per la musica, rafforzata dai suoi idoli come
il bassista Steve Harris. Successivamente disse che imparò a
riflettere come si deve e i suoi idoli furono solo pensatori,
rendendosi un Science-Nerd attraverso i libri. Incominciò a leggere
montagne di fantasy e fantascienza, catalogando come suo autore
preferito Isaac Asimov. Dopodiché si diede alla lettura di saggi
scientifici sulla fisica, biologia, ed essendo diventato ateo lesse
“Il Gene Egoista” di Dawkins. Alessandro incominciò a scrivere
articoli scientifici per ampliare i suoi orizzonti e, nonostante sia
velleitario, non è riuscito a trovare ancora un po' di coraggio per
scrivere un libro serio, ma, per acquietare il suo ego, egli ha
deciso recentemente di raccogliere il meglio del primo anno del suo
blog “Prosopopea e la sua Scienza con Saccenza” in questo ebook.
I bradipi preistorici sono interessanti
Un giorno Alessandro stava guardando un
documentario sui fossili, quando all'improvviso apparse un signore
francese presentato dal programma televisivo come Esperto Mondiale Di
Bradipi Storici, la qualifica più epica del mondo secondo l'autore.
Ma come mai i bradipi storici sono interessanti, rispetto al lavoro
svolto quotidianamente da un normale assicuratore?
Il primo fossile di questo
animale è stato rinvenuto nel 1788, a Lujàn, in Argentina, reperto
che appartiene alle specie ormai estinta dei bradipi Megatherium
americanum, un colosso avente una lunghezza pari a 6 metri e che
poteva raggiungere le 4 tonnellate di peso. Costui era un animale che
possedeva artigli lunghi, ricurvi e affilati, massicci denti e una
muscolatura potente. Probabilmente questi bradipi erano erbivori e
gli artigli servivano solamente per tirare verso di sé i rami più
alti e forti; i denti forse erano utili per masticare e triturare
frutti e foglie coriacei. Ma come mai simili esseri viventi si sono
estinti, se ben pochi predatori erano in grado di abbatterli? Un
cambiamento climatico non può essere un fattore decisivo perché i
Megatherium erano animali grossi, pertanto aventi un metabolismo
lento e con minore dispersione termica; inoltre avrebbero potuto
spostarsi, cosa che le piante del periodo giunte fino a noi non
avrebbero potuto fare. In 14 siti archeologici tra il Nord e il Sud
America sono stati ritrovati scheletri di bradipi, il che ci dice che
essi erano cacciati dai nostri antenati. Ma piccole bande di
cacciatori possono essere così letali? Magari l'Homo sapiens ha
portato con sé animali e malattie nuove, le quali funsero da
patogeni per l'ecosistema americano. Tale ipotesi era impossibile
perché già alcune specie erano emigrate e non era mai avvenuta una
pandemia continentale tale da far estinguere un intera specie.
Quando morirò,
mielificatemi
L'autore, prima di tornare
in Italia da un viaggio effettuato a New York, entrò in una libreria
all'interno dell'aeroporto e comprò un libro intitolato “Stiff,
The Curious Life Of Human Cadavers”. L'aneddoto riportato dal libro
che è rimasto maggiormente impresso ad Alessandro è raccontato da
Li Shin Chen, autore della Materia Medica Cinese del 1597, il quale
racconta la preparazione della confettura di mummia a base di miele,
la quale si poteva trovare nei Bazar dell'Arabia del XII secolo:
uomini di una certa età sacrificavano la loro vita per gli altri,
non mangiando più cibo e facendo esclusivamente bagni di miele per
assorbirlo dentro di sé. Dopo un mese espellevano solamente miele e
morivano. Dopodiché venivano sepolti in bare al cui interno era
presente solamente il miele, il quale macerava i corpi per circa un
centinaio di anni. Quando i sigilli venivano rimossi, si poteva
estrarre una confettura usata per il trattamento di arti rotti o
feriti. Ma eravamo tanto meglio noi Europei? Basti pensare a Bear
Grylls. Nicholas le Fèvre, farmacista personale del re Carlo II,
scrisse nel 1670 un libro intitolato “A Compleat Body Of
Chymystry”, nel quale erano riunite tutte le sue teorie, ottenute
dalla fusione di quelle mediche con quelle alchemiche, annotò i
suoi composti chimici medicinali, peraltro dovuti a sperimentalismo,
o per meglio dire empirismo, tirando conclusioni che influenzarono i
suoi successori del XVIII secolo. Anche lui ribadiva l'utilizzo di
persone mummificate, anche se in Europa, rispetto all'Arabia, non
mostrava grandi volontari in materia, tanto che nacque un traffico
illecito di mummie. La sanità fino agli inizi del XX secolo, si
occupava con maggiore assistenza delle persone che erano povere e
diseredate. Come mai? Questo perché, persone come Fèvre potevano
sperimentare le proprie idee rivoluzionarie direttamente su cavie che
avevano meno importanza, rispetto ai nobili o i re, e in un modo o
nell'altro, essendo i sintomi quasi sempre gli stessi, si riusciva a
trovare un medicamento che funzionasse, ma senza capirne il
meccanismo.
L'uomo che inventò la
probabilità
È proprio lui, Gerolamo
Cardano, la cui vita può essere paragonata ad una telenovela
odierna, dalla trama molto intricata. Nacque nel 1501, figlio
illegittimo del padre Fazio Cardano e della madre Chiara, la quale
cercò ripetutamente e vanamente di abortirlo, bevendo un intruglio a
base di assenzio e orzo. Alla nascita sembrava morto, destando gioia
nella madre, ma poi la nutrice gli fece dei bagni nel vino caldo e lo
salvò, anche se tre mesi dopo prese la peste bubbonica, la quali
colpì però i tre fratelli di Gerolamo e la balia stessa. La madre
si rassegnò e il figlioletto diventò apprendista del padre, il
quale era amico di Leonardo da Vinci e girava per le corti a
consigliare i nobili sul come procedere nelle questioni
amministrative e legali, trattando il figlio come una pezza da piedi.
Gerolamo decise di intraprendere la via della Medicina, ma il padre
si oppose e non lo aiutò più economicamente. Così il nostro
protagonista si guadagnò molti soldi, prima creando oroscopi, poi
giocando d'azzardo, dato che aveva una abilità innata in materia.
Lui comprendeva il funzionamento della probabilità e scrisse un suo
primo trattato, il “Liber de ludo aleae”, pubblicato nel 1663,
nel quale è presentata, tra i tanti segreti del meccanismo caso,
un'idea rivoluzionaria: lo spazio degli eventi, secondo il quale si
può pensare al risultato di un processo casuale come a dei punti
nello spazio. Ad esempio se una persona lancia due monete, i
risultati possibili sarebbero quattro, in quanto le possibilità sono
TT, TC, CT, CC, e lo spazio degli eventi sarebbe formato da 4 punti.
Dopodiché scrisse altri 131 libri che esponevano le idee
dell'intellettuale su altre discipline, tra cui l'Ars Magna, nel
quale sono presenti le descrizioni di risoluzione di alcune equazioni
algebriche, scoperte già da Tartaglia, il quale però scelse di non
divulgarle. A 50 anni era professore di Medicina, all'Università di
Pavia, ma il suo successo perderà enormemente di punti. I suoi figli
gli daranno molti dispiacersi: sua figlia, Chiara, restò incinta del
fratello Giovanni, la quale riuscì poi ad abortire, ma rimase
sterile e morì di sifilide; Giovanni divenne dottore, ma era
conosciuto più come criminale perché avvelenava la gente; infine
l'altro figlio, Aldo, era torturatore per il Tribunale
dell'Inquisizione e giocava d'azzardo come il padre, portando però
con sé più debiti che vincite, non essendo in possesso dell'abilità
innata del padre. Gerolamo spese una fortuna in avvocati per
difendere prima il figlio Giovanni, il quale fu lo stesso condannato,
e poi per risanare i debiti di Aldo, il quale ringraziò il padre
processandolo sulla pubblica piazza e diventando boia ufficiale di
Bologna grazie a Tartaglia. Gerolamo infine fu liberato e trascorse i
suoi ultimi anni di vita facendo il mendicante per le vie di Roma.
Parassiti, carcasse e altre
cose che si mangiano
I parassiti non piacciono a
nessuno, e tanto meno i vermi. E allora i vermi parassiti?
Nel Settecento si pensava
che fossero il prodotto finale di una degenerazione dell'organismo
per mezzo di una generazione spontanea; nell'Ottocento vigeva una
mentalità teleologica, secondo la quale il mondo e l'umanità
possiedono delle finalità, perciò i parassiti erano simbolo di
degenerazione, e non la ricerca verso la perfezione; nel Novecento il
termine “parassita” è utilizzato da Adolph Hitler come
appellativo per categorizzare gli Ebrei, e da Karl Marx e Lenin per
identificare i borghesi e i burocrati.
Questi esseri viventi
faticano molto per sopravvivere all'interno dei propri ospiti.
Prendiamo i Platelminti: quando inizia la peristalsi, ovvero
l'insieme delle convulsioni presenti nello stomaco e nell'intestino,
alcuni di questi vermi piatti si attaccano alle pareti intestinali
per mezzo di uncinetti, altri nuotano a ritroso verso lo stomaco per
nutrirsi e poi si lasciano trasportare dalla “corrente”
intestinale. Perciò, una volta adattatasi a questo luogo,
l'evoluzione di tali organismi sembrava noiosa ai biologi, ma non è
del tutto così. Quando iniziarono i primi studi in materia di
parassiti, si pensava che essi presentavano una parentela speculare a
quella degli ospiti perché essi se li trascinano; ma negli anni '70
del secolo scorso, lavorando sui Platelminti, gli scienziati si
resero conto che gli alberi filogenetici dei parassiti sono
altrettanto complicati. La loro storia evolutiva iniziò dalle
principali famiglie di pesci, cambiando ospite nel corso dei milioni
di anni e colonizzando la terraferma. Ad esempio i tetrabotridiati
parassitano solamente negli uccelli marini e nei mammiferi marini.
Come mai? Perché 200 milioni di anni fa negli oceani esistevano i
loro antenati comuni, dei rettili marini come l'ittiosauro. L'ultima
estinzione di massa, avvenuta 65 milioni di anni fa li spazzò via, e
alcuni uccelli furono risparmiati per ragioni sconosciute, cosicchè
i parassiti colonizzarono i nostri antenati che camminavano su due
gambe. Noi esseri umani siamo stati forse parassitati circa 10000
anni fa, quando venimmo a contatto con l'agricoltura e il bestiame.
Oppure, confrontando le sequenze genetiche dei vermi parassitari che
ci colpiscono con quelle dei primati, esse sono più simili ai vermi
che colpiscono leoni e iene, rispetto ai primati stessi, perché i
primi ominidi si nutrivano delle stesse carcasse da cui si cibavano
questi predatori, accogliendo conseguentemente gli stessi parassiti.
Leggere Prosopopea allunga
la vita
I lettori di Prosopopea,
secondo l'autore, vivranno più sani e più a lungo degli altri, in
media, un anno in più della speranza di vita di una persona, che in
Italia corrisponde a 81,59 anni. Ribadisce di non scherzare affatto:
ciò avverrà perché siamo sopravvissuti alla nostra infanzia.
La speranza di vita media è
calcolata alla nascita, scartando da tale calcolo la percentuale dei
bambini che muoiono, prima di diventare adulti. Il risultato: una
distorsione statistica che permette di dire verità, ma nello stesso
tempo mentendo. Ad esempio il 100% dei 70enni arriva ai settant'anni,
ma solo l'84,9% dei neonati raggiunge tale età, affermando in
seguito che i settantenni sono più longevi dei neonati: questo è un
esempio di distorsione statistica. Il “potere” di questo
strumento può essere usato perciò per truffare molte persone
perché, sfruttando la correlazione fra statistiche di una
popolazione e di un sottogruppo, si ottengono verità inesistenti, le
quali magari sponsorizzano un prodotto, uno stile di vita,
religioni... Perciò, ATTENZIONE!
Le zanzare e l'arte della
guerra
Le zanzare sono alcune delle
creature maggiormente odiate dall'uomo. Esse infliggono fastidio e
sono il vettore della malaria, malattia che miete ogni anno milioni
di persone in tutto il mondo. Le zanzare che ci pungono sono solo le
femmine, le quali vanno alla ricerca di carne e sangue da cui poter
sottrarre proteine per sfamare la sua prole, perciò non è il loro
minuscolo cervello (grande come un punto di questa pagina) che ordina
loro cosa debbano fare, ma gli ormoni. Vediamo ora come fanno a
trovare la preda e quanto siano sofisticati tali insetti: per prima
cosa la zanzara deve cercare anidride carbonica, usando una reazione
optomotrice (meccanico) anemotattica (seguendo segnali chimici).
Essendo l'aria sempre in costante movimento, il vento disperde la
CO2, perciò la zanzare vola controvento, cercando la
sorgente da cui proviene il gas, grazie ai soli tre neuroni che ha a
disposizione, rilevando variazioni di anidride carbonica fino allo
0,01%. Dopodiché cercano l'acido lattico, prodotto del metabolismo
muscolare, tramite un recettore posto sulle antenne, e rilevano la
temperatura tramite la vista, cercando le zone più calde e quindi
meno scoperte, le quali sono anche per combinazione quelle più
vascolari, dove c'è più circolazione e quindi più cibo. Le zanzare
hanno occhi composti da centinaia di sferette chiamate ommatidi,
dando loro la possibilità di percepire piccolissimi movimenti e i
colori, e grazie alla lunghezza d'onda, sanno dove abbeverarsi.
L'apparato boccale è costituita da un lungo tubo e da sei stiletti,
dei quali due sono dentellati per penetrare e seghettare il tessuto,
altri due sono perforanti, e i restanti costituiscono il labbro
inferiore che funge da fodero per le armi dell'insetto, e la
prefaringe o il dotto escretore della saliva, la quale contiene un
anticoagulante, origine del prurito e della trasmissione del
Plasmodium e altre malattie. Infine, dopo avere succhiato quattro
volte il suo peso corporeo, la zanzara smette di succhiare grazie a
recettori posti sull'addome che sentono la tensione dovuta al volume.
Acidi, Ammiragli e Amundsen
Durante le epoche delle
grandi navigazioni, i marinai erano pronti a tutto: lo spazio a
disposizione era ridotto dal numero elevato di equipaggianti, erano
presenti pidocchi e malattie infettive, come la scabbia, il cibo era
pessimo, fatto quasi esclusivamente da carne salata, la quale non si
poteva cuocere, essendo pericoloso appiccare fuochi
sull'imbarcazione, e gallette, scarsamente attaccabili dalle muffe,
in quanto facevano schifo anche a loro, e durissime, le quali
venivano ammorbidite dalle larve di specie di corculionidi. La
stanchezza e la debolezza, in tali situazioni peggiorava e poi
cominciava la fuoriuscita di sangue da alcuni orifizi. Meno male che
arrivò James Cook, ufficiale della marina inglese e cartografo del
XVIII secolo, il quale, avendo lavorato inizialmente per nove anni
come marinaio semplice e mettendo a dura prova la sua vita, essendo
uomo dotato di intelletto, istituì a bordo alcune norme per l'igiene
e la dieta del suo equipaggio, capendo subito l'importanza degli
antiscorbutici, ragion per cui nessuno dei suoi uomini morì per
questo fattore, prendendo la medaglia Copley, onorificenza che
superava di importanza le sue scoperte geografiche, le isole Hawaii e
la Grande Barriera Corallina. L'antidoto contro lo scorbuto era
l'acido ascorbico o vitamina C, contenuto nei crauti acidi e agrumi
che il capitano faceva mangiare al suo equipaggio e necessario per
l'essere umano perché non è predisposto dell'enzima per
sintetizzarlo la gulonolattone ossidasi. Più tardi, Albert
Szent-Györgyi de Nagyrápolt, scienziato ungherese, pensò di aver
scoperto un ormone simile ad uno zucchero, ma con una struttura
ignota al tempo che chiamò ignosio e poi acido esuronico. Dopodiché
scoprì che la paprika conteneva molta vitamina C e ne isolò un
chilo di cristalli facilmente, non essendo attaccata a nessun'altra
molecola, e tale sostanza venne ribattezzata acido ascorbico o
L-ascorbico, prendendo il premio nobel per la medicina nel 1937 e il
suo collega Walter Norman Haworth, il quale scoprì la struttura
della vitamina, vinse il premio nobel per la chimica nello stesso
anno. Un altro personaggio da ricordare è Roald Amundsen, grande
navigatore norvegese, ispiratosi a Fridjitov Nansen, il quale tentò
invano di raggiungere il Polo Nord: perciò prese la sua nave
chiamata Fram, sfidando il comandante della marina britannica Robert
Falcon Scott, diretto verso il Polo Sud. Il risultato: Amundsen
ritornò a casa sano e salvo, in quanto imparò dagli Inuit, gruppo
di Eschimesi, a cibarsi di foche e soprattutto dei loro cervelli e
reni, assieme ai suoi cani da slitta, ricchi entrambi di vitamina C;
dall'altro fronte, Scott scelse di viaggiare con i pony invece che i
cani da slitta, rimanendo sfortunatamente bloccato dal maltempo e
morendo.
I pacifisti invisibili
I microbi sono esseri
viventi minuscoli e malvagi per la maggior parte delle persone, ma
una parte consistente di questi microorganismi è innocua. Prendiamo
ad esempio di Archea, microbi particolari che possiedono un regno
tutto per loro appunto, le loro membrane sono costituite da lipidi
particolari, vivono in posti estremi, dando loro la fama dei Bear
Grylls dei microorganismi, ed in teoria non possiedono alcun
patogeno. Ma siamo sicuri che non ne esistano? Forse sì, ma è
altamente improbabile. I geni della virulenza, quelli che codificano
le proteine difettose che permettono di ingannare il nostro sistema
immunitario, sono contenuti in virus chiamati fagi o batteriofagi, i
quali, attraverso la trasduzione, dove tale virus inietta una copia
del suo DNA nel batterio, il quale crea delle copie di DNA contenenti
frammenti di geni virulenti che verranno trasmessi agli altri batteri
innocui o alle cellule figlie. Gli Archea però hanno i loro virus,
imparagonabili ai fagi, e i batteri di questo regno mancano di
recettori sfruttati dai virus per iniettare il loro patrimonio
genetico.
Sesso, triangoli, afidi e
simbionti
Noi esseri umani, rispetto a
tanti altri organismi viventi, consideriamo (e lo sono) molte
malattie sessualmente trasmissibili un grosso problema, tale da farci
morire. Alcune specie viventi, come ad esempio gli afidi, parassiti
delle piante, traggono vantaggi da tali malattie: infatti sono
insetti che normalmente non fanno sesso, si riproducono per via
asessuata, dove generazioni di intere femmine si riproducono,
originando cloni col 100% del genoma identico alla madre; le femmine,
l'unica volta che si riproducono per via sessuata è il periodo
autunnale, dando origine anche ad afidi maschi, prendendo in cambio
dai loro partner dei batteri chiamati Hamiltonella defensa, i quali
difendono le afidi femmine dalle vespe parassitoidi che vogliono
depositare le loro uova all'interno del loro corpo, uccidendo le
larve prima che si espandano. Però non tutti i ceppi di questo
batterio sono così efficaci, perché non tutti vengono attaccati da
un simbionte, il virus APSE (Acythosiphon pisum secondary
endosymbiont). Perciò l'aumento delle vespe in circolazione o
l'efficacia di tale batterio è direttamente proporzionale alle
femmine che si riproducono per via sessuata.
La birra è la dimostrazione
che il lievito è uno psicopatico
Il lievito di birra, o più
scientificamente Saccharomyces cerevisae, è un fungo che è
responsabile della fermentazione alcoolica, e quindi aiutante nella
produzione di birra, vino e altri alcoolici. I lieviti di birra
principalmente possiedono la capacità di degradare carboidrati,
preferibilmente aventi sei atomi di carbonio come il glucosio, in
molecole a due carboni, come l'etanolo, grazie ad un enzima chiamato
alcool deidrogenasi (ADH). Ma perché questo fungo non sintetizza al
pieno il glucosio per ottenere il massimo dell'energia, invece di
accumulare etanolo che è una sostanza tossica? L'ADH utilizza una
strategia definita “make – accumulate – consumate”, dove
l'etanolo viene accumulato e poi digerito per ottenere energia,
uccidendo nel contempo gli altri microorganismi nello stesso
ambiente.
Perché l'aspirina è
tossica per i gatti
Una compressa di
antidolorifico che abitualmente noi prendiamo può provocare
un'overdose in un felino, come mai? Paracelso diceva che è la dose
che fa della sostanza un veleno, perciò bisogna tenere conto delle
relative proporzioni dell'organismo, ovvero la dose efficace di un
farmaco per un uomo medio non è equivalente a quella di un gatto
medio. La posologia, ovvero lo studio della somministrazione dei
farmaci, tiene conto anche, ad esempio, di un parametro definito
emivita, ovvero il tempo necessario perché un farmaco dimezzi la sua
concentrazione nel sangue: ad esempio l'emivita nell'essere umano
dell'aspirina è pari a 5 ore, mentre nei gatti è pari a 38 ore. I
gatti non riescono a degradare l'aspirina perché la proteina UGT1A6
è contenuta solamente nel fegato, rallentandone perciò la
metabolizzazione. Altri 18 felini moderni e gli elefanti marini
assieme alle iene presentano questa proteina non efficace, come mai?
Tutti questi animali sono carnivori, e la loro dieta è composta per
il 70% da carne, ed essendo l'aspirina acido acetilsalicilico, un
derivato dall'acido salicilico, presente nella corteccia dei salici e
nella Spirea ulmaria, la richiesta dell'azione dell'enzima UGT1A6
diventò sostanzialmente inutile; tale meccanismo è stato subìto da
altre proteine come l'amilasi, le quali scompongono i carboidrati
complessi in zuccheri semplici.
Ma l'ipercarnivoria non è
sufficiente a spiegare la tossicità dell'aspirina verso questi
felini perché i furetti, ad esempio, sono carnivori ma possono
assumere l'aspirina senza problemi. L'ipotesi più accreditata è che
le specie di felini e non che soffrono di questo problema risale a
milioni di anni fa, quando un antenato comune presentava una
mutazione dell'enzima UGT1A6.
I licheni ammazza zombie
Un lichene è un'unione
simbiotica tra un batterio fotosintetico, nello specifico un
cianobatterio, il quale fornisce zucchero al suo collaboratore, un
fungo, il quale invece fornisce protezione e acqua al suo cooperante.
Questa alleanza è molto efficace, tanto che tali organismi hanno
colonizzato tutto il pianeta e possono essere benefici e non per gli
altri esseri viventi. Alcuni licheni, ad esempio contengono
cianobatteri chiamati Nostoc, i quali producono microcistine, ovvero
composti ciclici che, a causa della loro struttura, il nostro
organismo non riesce a degradare e si accumulano perciò nel nostro
fegato, uccidendoci lentamente. In generale però i licheni ci
forniscono un grande vantaggio: riescono a sconfiggere alcune tra le
entità biologiche più distruttive, i prioni. Queste proteine sono
piegate erroneamente e causano malattie neurodegenerative, perché
aggrediscono gli enzimi che lavorano correttamente e ne cambiano la
loro struttura, causando una reazione a catena inarrestabile. I
prioni sono entità estremamente resistenti, tali da essere trasmesse
da un paziente affetto dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob e operato
con un bisturi, ad un altro che viene sottoposto ad un altro
intervento con gli stessi bisturi anche se sterilizzati. Per fortuna
esistono licheni che producono quantità enormi di metaboliti, ovvero
i prodotti del metabolismo, come Cladonia rangifera che ingloba i
prioni e li distrugge.
Inoltre, ricordandomi da ciò
che ho imparato a scuola, i licheni sono esseri viventi molto
sensibili ai cambiamenti climatici e vengono usati perciò come
indicatori biologici.
La possibilità di navigare
con successo in un campo di asteroidi
In un campo di asteroidi la
maggior parte delle volte i singoli elementi sono minuscoli, mentre
quelli di dimensioni notevoli sono distanti fra loro, in media,
centinaia di migliaia di chilometri, tanto che, le sonde spaziali
lanciate in tali regioni dello spazio non sono riuscite a fotografare
nessun asteroide, ad eccezione della sonda Dawn, lanciata durante
l'omonima missione il 27 settembre 2007 per fotografare Vesta e
Ceres. Ceres è un asteroide che rappresenta un terzo di tutta la
massa dei suoi simili nel sistema solare, la quale raggiunge circa il
4% della massa lunare, scoperto nel 1801 dall'italiano Giuseppe
Piazzi, mentre l'anno seguente Frederick William Herschel lo
considerò un asteroide, termine coniato da egli stesso, considerato
oggi anche pianeta nano come Plutone. La NASA stima che le
collisioni di asteroidi di dimensioni tali da ospitare un exogorth da
900 metri avvengano ogni 10 milioni di anni, cosa rende l'androide
C3PO del titolo di ingannatore, a causa della sua erronea stima sulla
probabilità di finire spappolati contro un asteroide.
Vescovi, Vampiri e Virus
Sant'Uberto, vescovo di
Liegi del XVIII secolo, evangelizzò molti pagani ad Ardenne e fondò
una diocesi in questo paese. Egli è considerato santo, secondo una
leggenda, perché durante una battuta di caccia vide tra le corna di
un cervo, una croce che gli intimava di convertirsi e di smettere
quella vita dissoluta. Tale leggenda è una scusa per santificarlo, e
quindi per attirare ad Ardenne visitatori che pagassero per vedere la
reliquia di Uberto, provocando dopo pochi decenni la costruzione di
una città intorno al monastero. Tale santo avrà il monopolio delle
cure della rabbia, attraverso il rito de “la taille”, praticato
fino al 1956, il quale si svolgeva davanti l'altare del santo e dove
un monaco esperto recidere la fronte di un pellegrino, legato ad un
grosso anello di metallo, e attraverso la fessura infilava un filo
della stola episcopale di Sant'Uberto, tessuta dalla Vergine Maria in
persona. Se le urla e le convulsioni si arrestavano entro 9 giorni,
il “paziente” era stato curato, altrimenti il santo aveva deciso
di non guarirlo a causa dei peccati del malato. Un anonimo dottore
nel 1733 scrisse che i sintomi di un uomo morso da un cane rabbioso
sono simili a quelli di un uomo affetto da vampirismo, attorno al
quale gira tutta una letteratura e testimonianze storiche. Tale
malattia era causata, secondo gli antichi, dai vermi anali dei cani e
lupi, i quali andavano a finire sotto la loro lingua dopo la pulizia
e entravano nel corpo di un uomo che veniva morso da tali bestie.
Comunque oggi si è a
conoscenza che la rabbia è una zoonosi, ovvero che il virus viene
trasmesso da altri vertebrati all'essere umano, ed è anche
isosintomatica, cioè i sintomi contratti dalle varie specie sono più
o meno uguali.